Edizioni Stampa Alternativa, 2003

Prefazione
Ho scritto queste pagine al termine di un’esperienza importante: due anni trascorsi a vivere tra i boschi di Sperticano di Montesole, nel territorio di Marzabotto.
Per certi aspetti un’autentica rinascita fatta di luce, aria, alberi, animali, dopo alcuni anni trascorsi a campare in una umida cantina, trasformata con uno sforzo di fantasia in casa con l’aiuto solidale dei miei compagni.
Una cantina che era il retrobottega dell’osteria del Patchanka, in via Avesella, in pieno centro storico a Bologna, frequentata da gente “di movimento”.
Musica, discussioni, inseguimenti epici, occupazioni, le risate coi compagni, amori, passioni.
Addormentarsi all’alba con l’ultimo pezzo del Patchanka, di solito “Clandestino” di Manu chao:
“Solo voy con mi pena
Sola va mi condena
Correr es mi destino
Para burlar la ley…”
La sola finestra su cui i miei polmoni potevano contare si affacciava su un androne interno a un antico palazzo, niente riscaldamento oltre a una stufetta a petrolio.
Ma anche straordinaria dolcezza, grandi amicizie, complicità, fratellanza.
E la durezza che a volte si imponeva, determinati in quel che andava fatto per quel che è giusto, sempre, senza risparmiarsi, assumendosi tutte le conseguenze.
Quando poi nell’anno 2000 lascio la cantina per una bella casa in pietra e grandi finestre a Sperticano, è davvero un prendere aria, tornare a respirare con un ritmo diverso, tra boschi e animali che mi accolgono a braccia aperte.
E due anni dopo al termine dell’esperienza ho voluto salutare simbolicamente gli animali del bosco con questo breve scritto, che poi ho mandato per gioco ad una selezione letteraria.
Così è stato pubblicato nel volume collettaneo “Selvatico e Coltivato”, edizioni stampa alternativa, 2003.
Eccolo qui riportato, a testimoniare quanto per me il legame con il selvatico è sempre stato fondamentale anche in fasi diverse della vita, per quanto senta che solo oggi si compie a maturazione con una visione e una pratica chiaramente definita.
Il mio contributo a costruire un mondo migliore non è più, oggi, nell’attivismo politico, bensì del tutto interno a quel che trasmetto con l’insegnamento e la pratica che condivido con Scuola LiberTao.
Questo passaggio dall’interno verso l’esterno è il compimento di un processo di crescita e maturazione che rende l’azione molto più vera, e salda.
Dunque trasformativa in modo autentico.
Le arti marziali, per come le vivo e per come le insegno, sono nell’essenza una riappropriazione totale della dimensione dell’Integrità.
Se come dice la tradizione cinese Tutto è Uno, quel che è meno di Tutto non ha per me nessun valore né alcun interesse.
Dunque se siamo Tutto, “Vogliamo Tutto”:
il pane, le rose e il pesce fritto e anche il Sangiovese!
Essere integri è uscire dal mentalismo razionalista, dalla scissione schizoide che disintegra l’essere umano da se stesso, dalla componente animale, istintiva, primordiale.
Riacquistare potere personale, essere padroni di se stessi e dunque uomini e donne libere che nessun potere può umiliare e dominare è lavorare quotidianamente per l’Integrità, che consente l’essere Uno con il Tutto, fluire felici, solidi e morbidi nella vita.
Senza perdere la durezza quando necessario, come insegnano gli animali, grandi maestri.
Essere Integri, Corpo Mente e Spirito uniti è in definitiva la sola condizione per rompere le gabbie, a partire da quelle interne delle identificazioni nei personali meccanismi egoico difensivi.
Senza uscire dal perenne stato alterato, distorto, delle identificazioni egoiche difensive, e dal veleno emozionale che ne deriva, ogni possibilità di liberazione collettiva è illusoria, fumo negli occhi.
Ennesimo fallimento storico di assalti al cielo improbabili perché senza radici.
Vivere immersi nella paura, tanto per citare una scoria emozionale particolarmente significativa in questa fase storica, rende le persone vittime di se stesse, incapaci di elevarsi, dunque molto facilmente manipolabili esternamente.
“Il coraggio è la prima qualità del guerriero spirituale” diceva Gandhi: l’etimologia di coraggio è habeo core, avere cuore: una vita senza coraggio è vita senza cuore.
Dunque senza sentire né sentimento che non sia un riflesso alterato dell’ego costruito ad hoc per cercare di sfuggire alla sofferenza.
Persone alienate da se stesse riproducono funzionalmente un sistema sociale malato e alienante, in un rapporto circolare che si fagocita di reciproca dipendenza.
Farsi Liberi è coltivare ogni giorno, con disciplina e determinazione, un cuore grande e limpido, dal quale strabocca inarrestabile coraggio, gioia, felicità, comunanza, amor proprio, amore per la vita, la natura.
Ciò rende il cuore allineato al proprio spirito.
Unità indissolubile.
Dentro e fuori.
Il corpo è il nostro tempio sacro, il calderone alchemico di questa trasformazione che coinvolge mente e spirito.
Gli animali possono essere in questo dei Maestri straordinari.
Brisighella, Maggio 2023
Davide Milazzo, Ai Wushi

Tai, vero magatto con lo sguardo nell’invisibile, compagno di vita insostituibile
Un saluto, qualche lacrima nel cuore e la vita stretta nel pugno
Ancora una volta si cambia pagina, ancora una volta qualcuno da salutare.
E voglio salutarli tutti, uno per uno, gli animali del bosco di Montesole.
Ognuno di loro è stato importante, tutti quanti mi hanno accompagnato in questo entusiasmante pezzo di strada che è stato il vivere in montagna.
Scrivere di loro/su di loro/per loro è un modo di ringraziarli e in fondo anche il modo di portare con me, di loro, il più possibile.
Platone E’ un cinghiale filosofo.
Grosso maschio solitario, leggendario e temuto presso le popolazioni di Sperticano e Campitello per il carattere schivo e scontroso. Quando lo guardo aggirarsi nell’aia di casa, di notte, ne vedo solo il contorno nero e setoloso, ispido e fitto come una spazzola di quelle che da bimbo mi tormentavano i boccoli.
A me non sembra cattivo e si muove con saggia lentezza, apprezzando passo per passo il contatto con questa terra che gli dà forza e conoscenza, questa terra in cui sembra affondare radici profonde quanto serve per accedere a saperi ancestrali, a segreti remoti.
E della terra, del fango e del muschio si porta a spasso l’odore, insieme coi suoi pensieri.
A me incute un grande rispetto, e se mi avvicino mi guarda di sottecchi, a volte ci scambiamo curiosità e in quei momenti mi ritengo fortunato.
Lucente è un cervo timido e sfuggente.
Quando appare è sempre per un attimo, come una scintilla di pelliccia rossastra, come un lampo riflesso nelle acque di Nastro d’Argento che scorre a valle del Monte.
Quando mi vede immobilizza il capo per una frazione di secondo e mi guarda con quei neri occhioni così intensi che quell’attimo sembrano cent’anni, sembra che ci tocchiamo nel profondo, ma poi scompare, ironia di un’illusione.
Lussuria, detta anche Lussi, è una volpe bella e ruffiana.
Giochiamo spesso per i prati che accarezzano i fianchi del Monte,ed è di seduzione che giochiamo ogni volta.
E sempre faccio finta di crede ai suoi trucchi da prestigiatrice, facendole intendere di non conoscere il filo che percorre le sue labirintiche trame lungo le quali mi abbandono volentieri, ma mai disarmato.
Mi piace incantarmi di fronte alla sua sinuosa bellezza, stimarne la selvaggia eleganza, ed il resto è tutto una danza che ha l’armonia di un tango, potente come un’onda che scuote tutto il verde palcoscenico.
Altre volte questa danza somiglia più allo scontro di due lame di coltello che si affilano l’un l’altra.
Lenin è molto di più di un bianco caprone di montagna (senza corna).
Lenin è anche un mio maestro di lotta.
Quando ci spingiamo testa contro testa mostra la ferma durezza della sua potenza (i maestri di kungfu direbbero tecnica di Fuoco).
Quando poi repentinamente mi gira intorno e cambia angolo d’attacco, insegna come si può far sentire l’avversario avvolto dalla propria energia (tecnica Acqua).
I nostri incontri sono perfette ritualizzazioni di duelli micidiali,
ma nessuno dei due si è mai lasciato sfuggire un gesto non controllato, e insieme ridiamo di chi ci accusa di violenza, proprio noi che sappiamo quanto nella lotta ci sia di amore per la vita..
In ogni caso ringrazio Lenin per avermi ricordato, una volta ancora, l’importanza di non darsi per vinto.
Sibilla è una lepre magica.
Un paio di volte mi sono perso nel bosco, con i pensieri che scorrevano più impetuosi delle acque di Nastro d’Argento nelle notti di temporale.
In tutti e due i casi l’ho incontrata, e di lì a poco ho ho ritrovato la strada, quasi che questa maga buona volesse farmi da bussola con quelle lunghe orecchie struggenti.
Ulisse. Infine c’è il lupo Ulisse, e mi è forse più difficile parlare di lui. Ulisse è continuamente in viaggio, eterno combattente non gli è concesso, o non si concede ancora, di vivere in pace né di fermare l’eterno pellegrinare.
Per necessità o per virtù alle radici preferisce le liane.
E in effetti assai di rado fa sentire la sua voce da queste parti dov’è nato. Ma prima o poi torna di sicuro, e tutti lo sanno.
Personalmente ne sono certo che prima o poi ci incontreremo, e non sarà ancora tempo di carezze.
Forse ci faremo male, e il campo di battaglia sarà lastricato di specchi. Vedrò i suoi occhi, così pieni di quel dolore antico, eppure cos’ innamorati della vita, sentirò la sua rabbia bruciarmi la pelle e il sangue nostro mescolarsi, appannare quegli specchi.
Ma come nel Tao il nero si nega nel bianco e la notte ha in sé la contraddizione che porta al giorno, così voglio credere che da quell’ultimo scontro ne usciremo in pace, e seppelliremo quell’eterna ascia di guerra stretta nel pugno.
Quel giorno, non più separati, torneremo a correre insieme per il bosco di Montesole, che in fondo è solo una bella metafora di un irrequieto viaggio esistenziale.
Montesole, anno 2022
Davide Milazzo

Merlino, il Daimon di Denise, un grande guerriero e amico prezioso
