“Che ci piaccia o no, siamo primati grassocci a cui piacciono zuccheri e grassi, ma siamo ancora adattati a una dieta ricca di frutta, verdura, noci, semi e carne magra. Ci piace rilassarci, ma i nostri corpi sono ancora quelli di atleti di resistenza, evoluti per camminare molti chilometri, al giorno e corere spesso. Adoriamo le comodità, ma non siamo adattati a trascorrere le giornate seduti in poltrona, fissando un libro o lo schermo del pc”
(Daniel Lieberman, docente di biologia evolutiva, università di Harvard)
Una giovanissima allieva, Nina, brava nel disegno quanto nel kungfu, ha disegnato questi dieci modi di sedersi a terra, che ho adottato come parte del training di scuola LiberTao.
Ringrazio Nina perché il suo lavoro creativo mi ha stimolato a scrivere questo articolo.
A ben vedere, il tempo trascorso seduti occupa gran parte della nostra vita, dal bagno alla scrivania, o il banco di scuola, l’ auto, il divano …
La “civiltà dell’uomo sempre seduto” si paga cara in termini di salute: trascorrere ore su sedie, divani, sedili è un condizionamento a gestire le articolazioni di ginocchia e anche sempre nello stesso range, con conseguenti amnesie moto sensoriali quali la difficoltà ad accovacciarsi (squat) o lo star seduti a terra.
Postura e mobilità ne vengono irrimediabilmente compromessi se non si fanno scelte consapevoli per correggere il tiro.
La seduta sulla sedia, a differenza di quella a terra, compromette la curvatura fisiologica della colonna vertebrale con conseguente sovraccarico per le vertebre lombari e chiusura cifotica delle dorsali.
Dal punto di vista evolutivo basti dire che lo schiacciamento della colonna che ne risulta fa si che tendenzialmente, come specie, stiamo perdendo una vertebra lombare!
La seduta a terra nelle sue numerose varianti è sconosciuta o quasi all’uomo medio occidentale, ma ancora molto praticata in Asia sia per riposo che per lavoro.
Nella pratica delle arti marziali di origine cinese, giapponese o indiana alcune di queste sono ben note come metodo di rafforzamento della struttura, specifico lavoro energetico, utilizzo in combattimento o in pratiche salutiste come il massaggio dei piedi.
Si veda a tal proposito seiza, posizione inginocchiata in giapponese, o la posizione xie bu o tao bu del gong fu, per non parlare della posizione ma bu (cavaliere), postura eccellente per costruire gambe d’acciaio.
Ma bu attiva gli stessi muscoli coinvolti nella posizione accosciata dello squat profondo (anche conosciuto come “sumo squat”), se pure con minore intensità.
Il sumo squat coinvolge tutte le masse muscolari delle gambe e in primis quelli dell’interno coscia: adduttore grande, adduttore breve, gracile, pettineo. Nel massaggio cinese dei piedi (on zon su) tradizionalmente si lavora da questa posizione.
Questa posizione, insolita dalle nostra parti, è un vero tocca sana per ripristinare il corretto funzionamento di catene bio meccaniche compromesse da stili di vita sedentari, appena scalfiti da attività sportive che non si pongano l’obiettivo specifico di riconquistare quei movimenti primari andati perduti pur essendo di grande importanza funzionale.
Nel caso delle arti marziali è l’esercizio di forza (a corpo libero o con pesi) principale per poter affrontare esercizi di allungamento come la spaccata e migliorare dunque le tecniche di calcio.
E ’ormai assodato infatti che per migliorare l’elasticità occorre aumentare la forza, in assenza della quale il sistema nervoso attiva un meccanismo di protezione che irrigidisce il muscolo a tutela delle articolazioni.
Altro muscolo sollecitato dallo squat è il gluteo, che è un muscolo stabilizzatore della postura, e per chi fa arti marziali un punto di passaggio nella catena cinetica di forza che dai piedi porta alle mani, dunque importante nell’esprimere potenza dei colpi di mano e piede.
Lo squat e lo stare seduti a terra costituiscono un potente metodo di ripristino di mobilità, elasticità e forza delle gambe e delle anche.
Sedersi a terra più volte al giorno, in alternativa a sedie e divani, magari adottando un tavolino basso per lavorare, cibarsi, vedere un film ecc. è un metodo per uscire dalla logica dell’allenamento concepito come passare qualche ora a settimana in palestra.
Se l’approccio è puramente quantitativo, cosa sono due-tre ore in palestra a fronte di una media di 6-8 ore trascorse seduti?
Il corpo si adatta allo stimolo cui viene più spesso sottoposto, quindi occorre un paradigma di training concepito non sull’aggiungere compulsivamente, ma sul togliere abitudini sbagliate, sostituirle con quelle sane e risolvere le amnesie motosensoriali date da vite “imprigionate”.
Passare dunque dal vivere la pratica al praticare la vita, seguendo il principio taoista del minimo sforzo, massimo effetto.
E’ importante anche considerare che sedersi e alzarsi da terra senza l’aiuto delle mani è un ottimo esercizio di tonificazione delle gambe e dei muscoli stabilizzatori della postura (core).
Farlo più volte al giorno, anche per gioco oltre che per necessità, è anche un allenamento che rinforza il muscolo cardiaco.
Per non parlare del fatto che a una postura errata corrisponde anche un’errata respirazione: i muscoli respiratori sono gli stessi implicati nella stabilizzazione della postura, l’indebolimento degli uni hanno conseguenze sugli altri.
Il corpo col quale nasciamo è ancora identico a quello degli antichi cacciatori e raccoglitori: un corpo concepito per correre decine di chilometri al giorno, a volte inseguendo il pasto, altre volte rischiando di essere pasto di altri animali, un corpo capace di portare grossi carichi sulla schiena, di avere mani possenti per arrampicarsi, appendersi, raccogliere vegetali, scavare nella terra.
A fronte di questo dato di fatto, evidenziato dalla biologia evolutiva, le abitudini acquisite per condizionamenti socio culturali causano la gran parte dei più diffusi problemi di salute in senso biologico, psichico, sociale.
Parliamo di problemi come diabete, cancro, depressione, malattie cardio vascolari, osteo articolari, obesità, solo per citarne alcuni.
Molto spesso si tende a rappresentare la malattia come un qualcosa di “naturale”, ma così non è: la malattia è sempre definita culturalmente e socialmente, così come la salute.
Quindi non vi è niente di ineluttabile, tutto può essere costruito, incluso il vivere sani, forti e felici se lo si sceglie ogni giorno con azioni consapevoli che riguardano il mangiare, il respirare, il muoversi, il sedersi, le relazioni che si curano, la coltivazione interiore, ecc.
Tutto questo si chiama Prevenzione, la grande assente nel panorama della bio-medicina (medicina occidentale), che tende a medicalizzare tutto e alla delega in bianco del corpo al sapere degli “esperti”.
Si veda a tal proposito l’ottimo testo di biologia evolutiva di Daniel Lieberman ”Storia del corpo umano. Evoluzione, salute, malattia”, dal quale si evince che tutte o quasi le principali problematiche di salute del mondo occidentale derivano da un problema di “mismatch evolutivo”, ovvero dal sottoporre un corpo che è ancora quello del paleolitico (forte, adattabile a molte sollecitazioni, resistente, veloce, ecc.) agli stress adattivi dell’odierno contesto socio culturale.
Riconquistare forza, elasticità e libertà di movimento significa vivere la vita in modo pieno e felice.
Sedersi a terra, fare amicizia con il suolo, è un passaggio importante di questa trasformazione: l’uomo occidentale vive solo nella testa, scollegato dal corpo, che nel migliore dei casi è curato per finalità estetiche.
Andare a terra e passarci del tempo è un modo di fare che coltiva un’altra energia rispetto a quella della dimensione verticale, un modo che ci porta ad ammorbidirci, a smussare gli spigoli, quindi a sviluppare ascolto e ricettività.
Basta rotolare sul pavimento, provare a fare qualche caduta non su un comodo tatami ma sul cemento per rendersene conto: alla terra non piace essere approcciata con durezza, e ce lo ricorda facilmente.
E allora: tutti giù per terra!
Ai Wushi
scuolalibertao.org