
IL MOVIMENTO BHAKTI
(TESTO A CURA DELLA RELATRICE RAVIJIT KAUR)
A partire dall’VIII secolo, nell’India del Sud fiorì un movimento destinato ad attraversare tutto il subcontinente, una rivoluzione socioculturale e spirituale che riscrisse la storia dell’India e trasformò profondamente le modalità di interazione tra persone appartenenti a caste e religioni differenti.
Come un’onda, inesorabile e sempre più grande, il movimento bhakti si diffuse dapprima nelle regioni meridionali, poi risalì il paese fino a raggiungere le zone centrali e settentrionali, cosicchè città e campagne, coste e montagne assai lontane tra loro furono avvicinate dallo stesso messaggio, trasmesso ovunque con lo stesso veicolo: la poesia.
Fino al XVIII secolo, la musica, il canto di poetesse e poeti provenienti da culture e fedi diverse continuò a risvegliare gli animi di una popolazione enorme, vessata da gerarchie di potere opprimenti fondate su dogmi e rituali; una popolazione esausta, ma in cui viveva un genuino desiderio di verità.
Così come lo studio dei Veda è fondamentale per comprendere la cultura ariana e non si può separare la nascita dello stato indiano dall’influenza che esercitò il buddhismo; allo stesso modo, non si può comprendere il passaggio tra l’antichità e la modernità senza passare – o essere attraversati – dal movimento bhakti.
È dunque fondamentale provare a cogliere la portata dell’impatto che la diffusione di una fede personale, basata sulla devozione e sulla presenza del divino nel cuore anziché su rituali che solo pochi privilegiati erano legittimati a officiare, ebbe su masse eterogenee, popolazioni distanti tra loro sia culturalmente che geograficamente.
Le radici del movimento bhakti affondano nel lontano passato, la sua fioritura continua tutt’oggi, il suo posto nella storia è complesso e affascinante.
In questa sede ne individueremo le caratteristiche salienti e cercheremo di comprendere il messaggio di Guru] Nanak all’interno di una rivoluzione di cui tuttora è difficile cogliere l’estensione.
Talvolta, i mistici-poeti del movimento sono stati comparati con i mistici cristiani, i quali però non hanno innescato alcuna consistente rivoluzione sociale.
Alcuni studiosi hanno visto nel movimento bhakti il parallelo indiano della Riforma Protestante, e considerato uno dei suoi poeti, di solito Kabiir, una sorta di Martin Lutero. Da altri, i gruppi regionali del movimento sono stati definiti sètte religiose, movimenti di riorganizzazione sociale nei quali l’uguaglianza tra i fedeli si sostituiva alla gerarchia, tanto che nei diversi contesti i devoti arrivavano ad essere tutti jati, cioè appartenenti a caste endogame, e dunque ad agire come altri jati del loro ordinamento locale. In tempi assai recenti, figure religiose e santi rivoluzionari si sono definiti bhakta: tra questi, il più noto è certamente Mohandas K. Gandhi.
Seppur evitando di classificare il movimento e di suddividere in categorie le sue declinazioni contestuali, possiamo tuttavia identificare alcuni dei tratti principali che ritornano nella varietà di spazi in cui si manifestò durante il periodo medievale.
Generalizzando, tali caratteristiche sono:
– la presenza di mistici-poeti, solitamente conosciuti per nome e protagonisti di eventi leggendari, che cantano inni devozionali invocando il divino con nomi diversi – anche, ma non solo, a seconda dell’area linguistica di appartenenza – utilizzando il linguaggio della gente comune.
La scelta di cantare nella lingua utilizzata dal popolo, dunque comprensibile a tutti, è uno degli elementi cardine della rivoluzione socio-spirituale di cui il movimento bhakti divenne espressione. Il sanscrito, il linguaggio sacro della conoscenza vedica, dei rituali e delle invocazioni, a stretto appannaggio di regnanti e sacerdoti, escludeva dalla relazione diretta col divino la stragrande maggioranza della popolazione, asservita a pochi ‘‘eletti’’ per ogni tipo di necessità. Dalla preghiera alla celebrazione degli antenati, dai rituali di guarigione alle offerte propiziatorie, tutto doveva passare dagli unici detentori del sapere religioso, legittimati per appartenenza di casta a esercitare un potere che, qualora ne fosse stato richiesto l’intervento, doveva essere pagato.
Scegliendo di esprimersi nelle lingue e nei dialetti locali, i mistici-poeti si liberano dai vincoli di sangue e dichiarano apertamente che tutti possono comunicare con Dio.
Secondo i mistici, ogni essere umano, in quanto ugualmente figlio dell’unico essere creatore, è portatore della stessa dignità; l’origine comune diviene dunque il fondamento di una morale e di un’etica basate sull’uguaglianza. Questa fede, vissuta intimamente, personalmente, e fondata sull’idea che la stessa verità sia nel cuore di tutti, fa sì che ogni essere umano possa riconoscersi il diritto e la possibilità di risvegliare la propria forza animica, possa fondamentalmente dichiarare un’identità spirituale che l’istituzione religiosa negava ai più. Oggi come allora, le implicazioni di una tale affermazione sono enormi, sia sul piano individuale che socio-politico.
Alcuni mistici-poeti, provenendo da caste alte ed esperti in scritture sacre, fecero riferimento alle stesse per dare ulteriore spessore alla critica contro lo sfruttamento delle masse in nome della religione, in particolare delle donne e degli intoccabili. Essi portarono alla luce la menzogna, l’inganno e la coercizione perpetrata dalle gerarchie di potere.
È attorno a tali figure che spesso si crearono piccoli e grandi gruppi di individui, devoti che seguivano l’insegnamento dei maestri; a volte, da questi nacquero comunità di fedeli, persone rese uguali dallo stesso amore divino.
È anche per questo che il movimento bhakti esercitò una straordinaria attrazione sulle donne e sugli intoccabili, categorie ritenute inferiori e abbiette.
Le prime, macchine da riproduzione asservite all’uomo; i secondi, considerati impuri e trattati peggio di animali; entrambi, costretti a vite disumane. Con la liberazione dai tabù e dalle restrizioni loro imposte, per molte e molti di loro il movimento rappresentò una straordinaria possibilità di miglioramento delle condizioni di vita: in un tempo in cui le donne non potevano nemmeno immaginare di essere istruite, furono diverse le poetesse che cantarono e composero inni, diventando a loro volta promotrici, guide e punti di riferimento di questa importante trasformazione.
– L’amicizia, la conoscenza diretta tra mistici-poeti della stessa zona o prevenienti da regioni diverse. Come accennato in precedenza, spesso i bhakta predicavano viaggiando, raggiungendo anche aree molto remote. È in questo modo che i poeti crearono connessioni tra loro e diffusero il messaggio mistico-politico che li accomunava, è anche per questo che il movimento ebbe un’espansione tutt’ora difficile da misurare.
– La denuncia dei formalismi religiosi, dei dogmi, del ritualismo e della superstizione come forma di oppressione priva di contenuto spirituale, sostituita dalla piena fiducia nell’esperienza mistica vissuta interiormente e nell’identità divina fondamentale di ogni essere vivente.
Secondo i mistici è dall’amore, colonna vertebrale dell’anelito spirituale, che proviene l’intuitiva, vera conoscenza che porta alla liberazione, lontana dall’intellettualismo e dalle speculazioni dottrinarie.
La saggezza nasce spontaneamente dalla comunione con l’Uno, al quale il devoto si rivolge come all’amato, in una relazione amorosa che coinvolge ogni piano dell’esistenza.
– Infine, in continuità con il mistico-poeta originario, a seconda dei contesti poteva nascere un lignaggio, una successione di Guru, un ordine; poteva fiorire una comunità simile a una casta a sé stante, stabilirsi l’usanza di un pellegrinaggio o quella di un mela, raduno ricorrente, con l’abitudine dei devoti di trovarsi regolarmente per cantare bhajan o kirtan.
A volte, i mistici-poeti si spostavano, viaggiavano in zone diverse, dando vita a piccole comunità locali; altre volte, cantavano e insegnavano continuando a vivere nella quotidianità del villaggio di origine, della famiglia e del lavoro, accendendo nel luogo di appartenenza la rivoluzione della devozione.
Ogni movimento bhakti regionale condivide alcune delle caratteristiche sopra elencate con altri gruppi, ma nessuno sembra seguire lo stesso sviluppo.
Tra i vari casi, del tutto eccezionale fu il movimento originato da Guru] Nanak, tanto che la sua particolare influenza diede vita a una vera e propria nazione, oggi diffusa in tutto il mondo: quella dei sikh1.
1 Sikh significa discepolo e studente.