
“La prima qualità di un guerriero spirituale è il coraggio” (M. Ghandi)
“O Grande Spirito, lasciami imparare ogni lezione che hai nascosto in ogni foglia, e in ogni roccia. Aiutami a trovare azioni e pensieri puri per poter aiutare gli altri. (Bisonte che Cammina).
“Un vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d’amore” (Ernesto Guevara)
Lo stile di vita che viene “suggerito” dall’ establishment capitalista è sempre stato uno stile che va nella direzione del non sentire, funzionale a determinare un modello umano simile a quello del pollo d’allevamento: debole nel corpo, disfatto nello spirito.
Produci-consuma-crepa.
Corpi afflosciati da divano, corpi involucrati da muscoli rigidi e tronfi da palestra, fa poca differenza: se il corpo è la nostra casa, quello smerciato dall’industria culturale dominante è una casa vuota, abbandonata dallo spirito.
Non vite da zombi che dormono in posizione verticale.
Corpi che non sentono nulla, incapaci di empatia.
La cultura tradizionale cinese, ma in fondo tutte le tradizioni spirituali, ci parlano del cuore come imperatore del sentire, crocevia delle funzioni organiche e psicoemotive che compongono una Unità indissolubile.
Laddove vi sia Unità di corpo-mente-spirito il sentire fluisce spontaneo come l’acqua del fiume, le intuizioni abbondano, l’intenzione è solida, l’empatia con gli altri esseri umani, con gli animali e la natura tutta è regola di vita.
La fisica più avanzata oggi afferma che il concetto di Unità tra tutti gli esseri viventi, e tra questi e il cosmo, è un fatto concreto.
Gli antichi l’avevano intuito perché esseri senzienti e capaci dunque di afferrare grandi verità oltre le apparenze, mentre oggi la vita è inchiodata ad una sola dimensione, quella del grigiore meccanicistico, in cui non vi è spazio per il senso del sacro.
Siamo tutti collegati, siamo Uno, e non solo in senso spirituale o energetico, ma in senso fisico.
Se questa Unità sfugge al sentire comune è a causa della disgregazione interiore, sugellata in occidente dal primato del mentale, causa prima di alienazione e grandi sofferenze.
Requisito basilare di ogni sottomissione: internamente dalle proprie fissazioni egoico-centriche, esternamente dal comando e dai condizionamenti sociali e politici, fatti sempre più stringenti in tempi di bio-politicismo, scientismo, dominio assolutistico tramite dispositivi iper tecnologici.
Il sistema non è mai stato compatibile col sentire per una ragione molto semplice: chi “sente” reagisce… e cambia!
Tutte le controculture rivoluzionarie hanno in qualche modo toccato il punto, pur non riuscendo ad arrivare in fondo alla questione.
Additare il tema del cambiamento solo all’esterno da se serve solo a saltare a vuoto.
La libertà non si conquista esternamente , ma si coltiva interiormente, a partire dal lavoro continuo e disciplinato sulla propria integrità, che fa accedere alla dimensione del pieno sentire, e dunque del pieno vivere.
Sento dunque sono.
Il valore di pratiche come le arti marziali tradizionali e il kungfu in particolare, dal mio punto di vista è essenzialmente nel fatto che punta dritto all’integrità della persona.
La Via che permette integrità è la riscoperta della natura primordiale, animale, istintiva.
E’ in questo senso un ritorno al principio primo, alla grande Madre, al primato del Femminile da cui ha origine la vita.

Un guerriero, maschio o femmina che sia, rifiuta il primato fallocentrico e patriarcale del mentalismo, costruito sulla repressione secolare del principio femminile.
Per dare una dimensione di cosa sia costato in termini di vite questo primato, si stima che tra il medioevo e il diciannovesimo secolo siano almeno nove milioni le vittime in Europa, di cui l’ottanta per cento donne.
Streghe, sciamane, guaritrici, sacerdotesse, guerriere dei boschi, libere e selvagge.
Qualcuno sa perché dobbiamo rivolgerci al lontano oriente per trovare un barlume di pratiche che restituiscano senso e vitalità?
Semplice: la repressione è stata feroce, capillare, sistematica.
Tabula rasa.
Nonostante ciò restano numerose tracce nel nostro linguaggio comune di quel che siamo stati dalla preistoria fino all’epoca moderna, rimando per approfondimenti agli eccellenti studi del filologo Francesco Benozzo sullo sciamanesimo.
Il dominio del principio maschile basato sulla distruzione del femminile opprime non solo le donne, ma anche gli uomini, che vengono privati di una componente di interiorità fondamentale alla loro crescita.
Un dominio costruito sui roghi dell’inquisizione ieri e sugli abusi dello scientismo oggi, fino all’esproprio integrale dei corpi e all’imposizione di un modello unico di tipo bio-sanitario.
Un solo modo per vivere, pensare, curarsi, morire.
Sul piano simbolico siamo al pieno trionfo di Marte, il sanguinario dio della guerra dei romani, violento e stupratore.
Il modello culturale dominante è un canto continuo alla guerra, allo stupro della vita e dell’autodeterminazione dei corpi e delle coscienze.
La metafora dell’inoculazione di massa, ottenuta per forza o per amore, non potrebbe essere più calzante.
Il ritorno alla Grande Madre che dà la vita è anche celebrazione sacra della morte come facente parte del ciclo naturale delle cose, fattore cruciale di rigenerazione.
Senza morte non vi sarebbe vita, fanno entrambe parte della continua trasformazione ciclica.
La necrofilia del sistema è invece questione affatto diversa: è l’imposizione di un modello devitalizzato, trionfo del “transumano” e dell’intelligenza artificiale.
In quest’epoca per certi versi apocalittica è cruciale affermare la BIOFILIA,
ed essere capaci, da parte delle nuove generazioni di guerrieri, di testimoniarla con radicalità, coerenza e fiducia incrollabile.
Per questo mi piace il termine “cavalieri dei tempi moderni” coniato dal mio Maestro Georeges Charles.
C’è grande bisogno di cavalieri erranti che siano esempio di vita e dissidenza.
Questa è la mia pratica, il mio amore per le “arti marziali”, e il mio insegnamento: essere al servizio della vita, e proteggerla amorevolmente.
Ai Wushi (guerriero che lotta e protegge con amore)
