
Self-empowerment, disciplina, libertà
Questa mia riflessione è integralmente volta a dare forza ad una prospettiva pratica e teorica alternativa al transumanesimo dilagante, basato sulla disintegrazione identitaria, dal punto di vista delle pratiche cosiddette “marziali” di cui mi occupo.
Il transumanesimo è il corollario antropologico del capitalismo basato sul dominio dei dispositivi hig tech, del controllo totale tramite intelligenza artificiale sull’umanità, sempre più eterodiretta, controllata e comandata dalle elites dominanti fino ai meandri psico emotivi più intimi.
Soggettività liquide, precarizzate in ogni ambito della loro esistenza (lavorativo, esistenziale, affettivo…), persino deprivate di identità di genere, androgizzate, omologate orizzontalmente e verticalmente in una poltiglia informe che non lascia alcun margine di libertà sostanziale.
Per essere liberi occorre essere anzitutto consapevoli di quel che si è:
“il corpo è mio e lo gestisco io” era lo slogan del movimento femminista che affermava appunto la capacità di determinare self-power, dunque pratiche di liberazione, a partire dall’esaltazione delle peculiarità di genere, come grimaldello per scardinare il dominio del patriarcato.
Oggi si assiste invece, come parte essenziale del liguaggio politicamente corretto e del discorso ideologico dettato da chi detiene le leve della produzione ideologica, al confondere libertà sessuale con assenza di identità, che diventano appunto liquide, amorfe, intercambiabili alla stessa stregua del lavoro, quindi dell’identità di classe, culturale, ecc.
Non si tratta di accampare posizioni tradizionaliste e reazionarie, anzi queste sono l’opposto speculare delle posizioni di cui sopra, dunque segretamente solidale, entrambe coincidenti nell’essere funzionali al mantenimento dello status quo, facce della stessa medaglia.
Femminile e maschile sono invece concetti-essenza che vanno riempiti di contenuto vissuto, ovviamente a prescindere dal fatto che si abbia un orientamento etero o omosessuale, il chè attiene alla indiscutibile libertà sessuale di ciascuno, che va sempre difesa e affermata.
Senza questi archetipi guida si finisce per essere dei pupazzi, degli zombi telecomandati e incapaci di godere della vita, anche quando si dovesse essere dei frequentatori di circuiti suppostamente alternativi come raves o centri sociali e ci si colori di fuxia il ciuffo sulla fronte.
Tutto ciò viene naturalmente distorto in “vera” libertà: “il lavoro rende liberi” era la scritta che troneggiava sui cancelli di Auschwitz, la torsione semantica attorno a certi concetti è da sempre pratica propagandistica di ogni totalitarismo.
Oggi è l’assenza di futuro, la precarietà e la cessione di ogni autodeterminazione possibile a terzi a “rendere liberi”, secondo tutte le fanfare del pensiero unico.
Come si diceva recentemente: “il green pass rende liberi”, appunto.
Non a a caso, è proprio il variegato arcobaleno liberal-progressista, che ha ormai assorbito ed egemonizzato anche la piccola nicchia “antagonista”, ad aver cavalcato nel modo più becero l’operazione di ristrutturazione globale degli assetti avvenuta negli ultimi tre anni in nomine covid,.
Nessun ambito vitale è stato risparmiato: quello economico, lavorativo, sociale, antropologico, psicologico…
Tutto è stato stravolto in modo sistematico, e pensare che anche solo un briciolo delle aberrazioni conseguite siano state condotte per tutela della salute, è più o meno come affermare che Goebbels fosse un sant’uomo!
Ma perché, si chiederà il lettore, è necessario parlare di ciò se l’argomento riguarda il senso delle arti marziali oggi?
Semplicissimo. Ci sono due aspetti imprescindibili che un praticante accorto dovrebbe coltivare se non vuole accontentarsi di una visione turistica della pratica che sfiori appena il pelo dell’acqua, la superficie.
Il primo è di ordine psicologico, ed ha a che vedere con la coscienza di sé che permette di destrutturare le fissazioni dell’io ego-centrato, basato sull’identificazione permanente, da parte dell’individuo ordinario, con gli stati difensivi assunti per adattarsi all’ambiente nel modo più possibile indolore.
Rabbia, paura, bisogno di approvazione permanente o viceversa di contrapposizione continua sono solo alcuni esempi.
Un guerriero è in grado di riconoscere e di uscire dalla prigione di queste fissazioni, in un processo di ripulitura continua che mai ha termine, perché in qualche maniera l’io ego centrato tornerà sempre a strappare terreno a quel che l’io cosciente e integro riesce ad affermare.
Il secondo livello è politico, in senso etimologico di ricerca della felicità collettiva (polis tike).
Senza la chiara coscienza politica dei processi che riguardano la collettività non si va da nessuna parte: è una fantasia affermare percorsi che siano solo individuali restando avulsi da un contesto che nel migliore dei casi, inevitabilmente condiziona.
Nel peggiore determina, come di nuovo si è visto con chiarezza attorno all’affermazione violenta di una “scienza”che negando se stessa si è fatta dogma, religione di stato, inquisizione.
Essere un po’ psicologi e un po’ politici è fondamentale per guarire se stessi attraverso le nostre pratiche, per restare Liberi, e dunque contribuire ad un mondo più umano con le scelte che si fanno.
Sono le azioni che ci definiscono: ciò che resta solo parole vale zero.
Ogni fuga, ogni rinuncia alla dignità personale, ogni gesto di sottomissione (alla violenza delle proprie fissazioni egoiche così come a quelle imposte dall’esterno), genera una perdita di potere personale.
Ogni gesto compiuto in direzione dell’integrità lo accresce.
“Non c’è felicità senza libertà, né libertà senza coraggio” ( Pericle).
Prima nasce l’atto di volontà, quando questo viene coscientemente elaborato nasce il proposito. Quando il proposito diventa abitudine si trasforma in disciplina.
La disciplina è tra i migliori strumenti dell’ io superiore, quello in grado di realizzare il nostro destino personale, sottratto dalle nebbie della vita liquida e destrutturata dello zombi transumanizzato e androgizzato.
Questo processo di self-empowerment appartiene solo a quelli che si sottraggono dalla corrente devitalizzata della società liquida, del relativismo, dell’omologazione telecomandata in tutte le sue varianti ortodosse o da circo alternativo che siano.
Un processo che richiede molta forza e coraggio per intraprendere un percorso faticoso, accidentato, spesso solitario e insidioso.
Le trappole dell’ego, specialmente quella dell’importanza personale, sono sempre in agguato.
Al contrario per seguire la via involutiva, sempre sterile e distruttiva, occorrono poche energie: basta lasciarsi trascinare dalla corrente e delegare.
Ogni volta che ci si crogiola in un lamentoso non ce la faccio, sono fatto così, sono troppo vecchio, troppo giovane, troppo stanco….si scivola nella palude della paura, ci si fissa nella fissazione egoica come un criceto sulla ruota.
E sarà del tutto inutile fare passi indietro adottando pratiche che diano un po’ di sollievo al malessere, ci vuole poco del resto visto a mettere dei fiori nella propria cella, a rendere più vivibile l’insopportabile dolore della scissione interiore e dell’essere dominati.
Abbiamo visto negli ultimi anni lo spettacolo indegno di un potere che è riuscito ad inculcare menzogne incredibili, ridicole, spacciandole per “responsabilità sociale”.
Persone perfettamente sane costrette in nome di ciò a inocularsi un siero sperimentale con il ricatto di essere integralmente estromessi dal vivere civile.
“Vaccinati o muori” diceva il presidente del consiglio, ripreso da tutta la macchina propagandistica che non ammetteva nessuna voce di dissenso, pronta a scannare o ridicolizzare persino premi nobel della medicina che si mettessero di traverso a questa follia.
Mettere in contrapposizione libertà individuale con quella collettiva è di nuovo un tema ricorrente di ogni dispotismo, oltre che un’assurdità: casomai imporre una menzogna di stato, non suffragata anzi contraddetta da ogni evidenza, è stata la fine della libertà personale di tutti quelli che a vario titolo hanno dato fiato al discorso.
Il trionfo dell’individualismo più becero che va a braccetto con il liberismo selvaggio delle elites capitaliste che si sono ingrassate a dismisura con queste politiche liberticide e repressive.
Altro che responsabilità sociale: maschera ideologica di tutta la meschinità, il servilismo, la paura interiorizzata al punto da poter sacrificare sull’altare dell’obbedienza i propri simili che hanno fatto scelte diverse.
La disumanizzazione, l’indifferenza verso le sofferenze atroci che milioni di non conformi hanno dovuto portare, è un indicatore di degrado molto preoccupante.
In molti casi l’indifferenza cinica si è trasformata in sadismo attivo: gran parte della popolazione ha collaborato attivamente ad emarginare, colpire, demonizzare chi è rimasto libero dal ricatto di stato.
Quanto power hanno ceduto gli individui parte di questa massa piegata, umiliata e manovrata dalla paura?
Quanti diritti, quanta dignità e libertà si sono persi per strada e non saranno mai più recuperati se non attraverso un enorme sforzo collettivo che ribalti gli assetti?
Oggi che il tema si è sgonfiato in favore di una nuova emergenza imposta senza soluzione di continuità, il rischio di una guerra che potrebbe diventare nucleare e mondiale, restano sul tappeto tutte le disastrose conseguenze di queste politiche.
Oltre ai sempre più numerosi effetti avversi di un siero genico impropriamente definito vaccino: miocarditi, morti improvvise, tumori fulminanti.
Le vittime, a differenza di quelle per covid quasi interamente composta di anziani con malattie coniche pregesse, sono tutte giovani e senza precedenti di malattie, spesso sportivi.
Qualcuno si è chiesto se nel periodo di cosiddetta pandemia siano diminuite le spese militari per far fronte alle necessità? Aumentare per esempio i posti in terapia intensiva ma soprattutto potenziare la sanità territoriale, l’assistenza domiciliare, che al contrario è stata boicottata in favore del criminale protocollo di “tachipirina e vigile attesa”?
La risposta è semplice:nel periodo in questione si sono riempite le basi nato in Italia di nuove armi nucleari a lunga gittata, mentre lo stato ha acquistato nuove partite di aerei F135 dagli americani, rivelatisi poi difettosi.
La guerra di oggi si stava segretamente preparando, come molti accorti analisti ben sapevano, già dal colpo di stato in Ucraina del 2014 che ha portato una cricca di nazisti e mafiosi al potere.
Cricca che per conto e coi soldi degli americani hanno continuamente sobillato la guerra al portone di casa dei russi.
In sintesi, senza potere personale nulla è possibile se non la sconfitta, e l’essere vittime di se stessi o dei condizionamenti esterni.
Ecco perché la disciplina è un profondo, autentico e radicale ATTO DI LIBERTA’.
Molti pensano che le arti marziali siano solo una questione di autodifesa che riguarda il piano fisico, quindi abbondano i corsi che vendono “autodifesa”.
In realtà sono una Via eccezionale per conseguire Unità di Corpo- Mente-Emozione-Spirito.
Un cammino di iniziazione che comincia col possedere e disciplinare il corpo.
Niente a che spartire con le mosce pratiche new ages oggi in voga.
Molti si arenano in questo primo passo e neanche riescono lontanamente ad intuire il resto, perché non hanno sufficiente energia, disciplina e coraggio per addentrarcisi.
Viviamo in un sistema socio culturale che prospera nella scissione mente-corpo, stabilendo il primato del mentale.
Anche quando il corpo ha la sua particina puramente accessoria, di natura estetica, come nel caso dell’industria del fitness. Corpi plastificati, vuoti, non senzienti, disabitati dal sacro.
La convinzione di essere teste, il “cogito ergo sum” di cartesiana memoria, crea una forma di dissociazione, di contraddizione permanente con la realtà biologica ed emozionale che si esperisce.
E ciò causa molto dolore, depressione, senso d’impotenza.
Il corpo fa, sente e costringe verso direzioni che la mente ordinaria non capisce, né vuole ascoltare.
Cosa “capisci” di un albero quando lo abbracci?
Possedere il corpo, aprirsi al suo linguaggio, alle sue sensazioni, è un modo per conoscersi essenziale.
La pratica delle arti marziali è un modo per vivere il linguaggio del corpo con una intensità prima sconosciuta.
Vivere nella dissociazione, nella disintegrazione di sé, è la schiavitù del criceto in gabbia che corre sulla ruota senza sosta.
Ogni volta che si entra consapevolmente del Dojo, letteralmente il “luogo del risveglio”, rompiamo la routine e compiamo un atto di disciplinata libertà.
Si crea quel quel ponte che allontana dalla schizofrenia funzionale, mettendoci di fronte all’unica cosa che conta: il presente, il qui e ora.
Si fanno i conti con emozioni potenti quali la paura, l’aggressività, il dolore, il senso territoriale.
Attraverso l’allenamento si entra in queste emozioni imparando a dominarle e trasformarle, invece che esserne dominato.
Negli anni il praticante disciplinato assume perciò un atteggiamento più rilassato nella vita, e di fronte alle difficoltà potrà sempre farsi forza della disciplina vissuta nelle regole del Dojo.
Allenare assiduamente il corpo è un modo per vivificarlo e liberarlo dalle tossine, che sono anche tossine emozionali ed energetiche.
Nessun altra pratica fisica lavora sul lato emotivo/energetico come le arti marziali, perché queste mettono al centro il cruciale tema del conflitto.
L’unico modo per fare pace con se stessi (e con il Tutto) è quello di entrare in profondità in temi cruciali come la paura e l’aggressività connessi al conflitto.
Ma entrarci da protagonisti, cercatori e guerrieri è anche un antidoto all’essere schiavi.
Il lavoro disciplinato sul corpo, ben oltre le tecniche, produce una persona diversa sul piano psico emotivo ed energetico, che come tale viene recepito nell’ambiente che attraversa: questa si che è autodifesa, e cosa molto più importante….guarigione!!
Altrettanto fondamentale è l’appoggiarsi a solide tradizioni di riferimento, quindi ad una teoria, un sistema di valori, che va assolutamente studiata e capita.
La pratica è il primo passo, ma essa è costantemente guidata dalla teoria.
Niente teoria è uguale al brancolare al buio, non a percorrere una Via.
Oppure equivale agli sforzi di quei piccoli ego che si inventano le loro pratiche personali senza sforzo conoscitivo…un po’ di pratica, e via, magari ad insegnare!
Essere un corpo senza testa non è meno grave dell’altra dissociazione speculare.
Dunque portare avanti in modo armonico tutti questi aspetti, corpo-mente-emozioni è la sola maniera per aprire una quarta porta: quella dello Spirito.
Do ragione alla tradizione taoista, lo Spirito è insondabile e indefinibile ed è meglio non parlarne.
Ma non può certamente abitare dentro soggettività disintegrate.
Una vita che pulsa al ritma dello Spirito personale, che guidi la persona nella piena realizzazione del destino personale, o potenziale di vita, si persegue facendosi Uno, unità con se stessi.
L’unità è condizione ineludibile per far brillare in sé la luce chiara e pulsante dello Spirito, e con ciò guarire, e aiutare il prossimo nella guarigione.
Per me l’arte marziale è sopra ogni cosa una Via di guarigione.
L’essere umano disciplinato conquista un’indomabile libertà: la luce dello Spirito, e con ciò contribuisce fattivamente alla liberazione collettiva.
Davide Milazzo, Ai Wushi
Ciao! Ho apprezzato la lettura. Ho letto con poco interesse le digressioni di analisi contestuali, seppure concordi con il grande quadro da te disegnato. Vorrei intervenire rispetto a qualcosa che citi in queste digressioni… La liquidità si è resa necessaria per abbattere gerarchie e sistemi totalizzanti che hanno fatto da padrone per millenni qui in occidente. Questo grande flusso è ora sfruttato dalle élite, ma è un processo naturale che soprattutto i giovani hanno bisogno di fare per… Trovare se stessi.
E noi, c’è bisogno di riconoscere il nuovo che avanza per accettarlo e integrarlo, per non cadere nelle generalizzazioni e per non restare in superficie.
Se le energie sono maschili e femminili…lasciamole contaminarsi per trovare il giusto bilanciamento in noi.
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Ti ringrazio Giuseppe della tua osservazione, anche se il mio punto di vista è differente: di naturale non penso ci sia molto in processi di natura sociale come il transumanesimo. I giovani ne sono vittime, ma come ben si è visto nelle aberrazioni degli ultimi tre anni, possono essere facilmente utilizzati e farsi carnefici. Non a caso sono solo le generzioni dai 50 anni in su a non essersi piegate miseramente, e ad avere così fatto in modo che uno spiraglio di libertà, e più in generale di umanità, restasse vivo. Per curiosità: sei un praticante di qualche disciplina? Un saluto Davide Milazzo
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