Corpo, energia e spirito dei 5 animali del Kungfu Hung Gar

YUEN YIK KAI, PATRIARCA DELL’HUNG GAR

L’ Hung Gar Quan (pugno della famiglia Hung) o Hung Jia Chuan (Hongjiaquan) in mandarino, è uno stile della boxe del sud della Cina.

Vi sono diverse interpretazioni storiche a proposito della nascita dello stile. Di certo all’oggi il ramo più rappresentativo è quello derivante dal Maestro Wang Fei Hung, che nel diciannovesimo secolo fondò il “Nuovo Hung Gar”.

Quanto trasmesso dal Maestro Georges Charles, Daoshi della scuola San Yi Quan, a sua volta appreso dal Patriarca Yuen Yik Kai nei primi anni settanta, appartiene invece all’Hung Gar più antico, ed è la ragione per cui molti rimangono sconcertati vedendo nel nostro Hung Gar forme e riferimenti simbolici assenti nel Nuovo Hung Gar.

A titolo di esempio, per noi l’elemento Terra è rappresentato dall’Orso, che ricorre in quanto tale anche ad altre latitudini del globo, incluso la tradizione popolare abruzzese in Italia.

L’Orso come rappresentante dell’energia della Terra è dunque un archetipo culturale.

Ma i cinesi moderni hanno preferito sostituirlo con il Drago: la Terra è il Centro della teoria dei cinque movimenti, ma la Cina stessa si è sempre rappresentata come l’ “impero di mezzo”, ragion per cui probabilmente si è ritenuto più consono il Drago, un animale mitologico, per rappresentare il potere imperiale rispetto all’Orso, forse ritenuto troppo…terra-terra.

Ad ogni modo tutte le tendenze concordano sul fatto che le origini dell’Hung Gar siano nella distruzione del tempio di Shaolin nel 1736 ad opera di un imperatore della dinastia Qing (dinastia non Cinese bensì proveniente dalla Manciuria).

L’imperatore temeva il fatto che nel tempio si coltivassero le arti marziali, perciò dopo essersi servito della collaborazione dei monaci nel reprimere la rivolta dei Taiping, li fa sterminare soffiando sul fuoco delle storiche rivalità con il monastero del Wudang. Il principale responsabile del massacro fu un certo Pak Mei (Sopracciglio Bianco), un monaco convertito al taoismo ma proveniente egli stesso dal buddismo coltivato nel tempio shaolin.

Sopravvissero al massacro cinque monaci, che fondarono ciascuno uno stile: Hung Ga, Choi Ga ; Li Ga, Lau Ga et Mo Ga . Il tempio shaolin distrutto nel 1736 era quello di Song Shan, nel nord della Cina (Honan), i cinque superstiti scapparono a Sud e trovarono rifugio nel monastero Ju Liai Shah, noto come shaolin del sud, nel Fukien.

Si organizzarono dunque in società segrete il cui motto era “Fan Qing Fu Ming”, ovvero abbattere gli usurpatori Qing e restaurare i Ming.

Tutt’oggi questa simbologia permane all’interno del saluto palmo e pugno e del motto “tra i quattro mari tutti i popoli sono fratelli”, che suggellava il legame profondo tra praticanti che condividevano gli stessi ideali. Numerose società segrete hanno preso la forma di lotta di liberazione contro il dominio coloniale straniero, come nel caso della rivolta dei “Boxer” nel 1900 (così chiamati dagli occidentali ma in verità “società dei pugni riuniti nella concordia e nella giustizia”.

L’Hung Gar è sviluppato principalmente nella regione di Canton (Guandong), le sue caratteristiche essenziali sono le posture potenti e molto radicate, nonché l’uso preponderante degli arti superiori.

Si dice degli stili del kungfu cinese: “mano del sud e piede del nord”, dunque l’ Hung Gar predilige l’uso di potenti tecniche di mano, lo sviluppo di posture molto radicate e la flessibilità delle braccia legate alla velocità aumentano la forza.

Se è vero che Hung Gar è uno degli stili più rappresentativi della boxe cinese conosciuta come “sistema esterno” (Wai Jia), tuttavia non è affatto carente di lavoro “interno” (Nei Jia).

Il lavoro sull’energia si esprime attraverso i suoni e la respirazione particolare che sono associati a ciascuno dei cinque animali dello stile.

Il suo potenziale massimo si sviluppa nel combattimento ravvicinato e nella media distanza, e si può considerare formidabile nel combattimento reale.

Hung Gar o boxe del clan (famiglia = Ga, Gar, Jia) degli Hung è anche noto come boxe Tigre e Gru, perché esalta il lavoro dei due animali, che rappresentano la quintessenza dell’insegnamento del Monastero della Piccola Foresta (Shaolin).

La boxe a corta distanza è rappresentata dalla Tigre Nera e la boxe lunga dalla Gru Bianca.

Il maestro Hung Gee Gung nel 18 ° secolo riunisce questi due sistemi in uno e con il contributo degli altri tre animali, ovvero l’orso, il leopardo e la scimmia (alcuni aggiungono ancora il serpente e il drago) del pugilato di Shaolin creerà il sistema finale.

L’essenza dello stile, non è solo un insieme di forme, ma soprattutto lo spirito ereditato dalla boxe di Shaolin, che si esprime nel pugilato lungo e nel pugilato corto, ispirato dalla tigre e dalla gru, dalla potenza e dalla flessibilità.

Lo spirito, l’energia, le posture ed il modo di combattere dei cinque animali lo caratterizzano, come pure la teoria dei cinque movimenti ovvero acqua, fuoco, legno, terra e metallo.

Chi ha una concezione solo sportiva del kungfu senza sapere o voler attingere alla sua profondità, ritiene che questi siano soltanto concetti filosofici.

Ma al contrario esprimono princìpi che si accompagnano ad applicazioni assolutamente pratiche, riferite ad ogni livello del combattimento: le posture, i suoni che accompagnano l’emissione della forza, i modi di esprimere le tecniche di mano e di piede, gli stessi cinque animali non si possono comprendere senza riferirsi alla teoria dei Cinque Movimenti e naturalmente a quella dello Yin e dello Yang.

Georges Charles apprese l’ Hung Gar dal suo maestro Wang Tse Ming e direttamente dal Patriarca dello stile Yuen Yik Kai, nei primi anni 70.

Alcune delle forme trasmesse dal Patriarca a Georges Charles erano fino ad allora destinate ai soli praticanti iniziati e rigorosamente cinesi, come il caso della forma dei “Cinque Pugni del Drago” (Wu Lung Chuan – Wulongquan).

Yuen Yik Kai lo autorizzò espressamente a rompere il sigillo e a trasmetterne la conoscenza ai suoi allievi occidentali.

Parte di questo prezioso patrimonio è costituito dalla forma Yijinjng Xi Sui Jing (pulizia dei muscoli e dei tendini e purificazione dei midolli) appartenente alla tradizione Shaolin del sud e attribuita a Bodidharma, forma di cui esistono numerose versioni ma col vantaggio, in questo caso, di essere trasmessa direttamente dal Patriarca dell’Hung Gar Quan.

Georges Charles ci ha trasmesso anche la forma dei cinque sigilli imperiali dell’Hung Gar Quan, che costituisce al tempo stesso un ottimo lavoro energetico (principalmente a vantaggio di cuore e del maestro del cuore) e preparazione al combattimento.

Questa forma coinvolge in particolare il centro mediano, mani e braccia.

Lo “shou fa” (metodo dell’uso delle mani) della forma è un ottimo punto di partenza per studiare le tecniche zoomorfe sul piano statico, sviluppando leve articolari, parate e attacchi di mano caratteristici dei cinque animali.

Troveremo dunuel’uso del palmo per l’orso (Terra), del taglio per l’airone (Metallo), della picca per la scimmia (acqua), dell’artiglio grande per la tigre (legno), il piccolo artiglio per il leopardo (Fuoco).

I movimenti emblema associati ad ogni energia risponde ad una logica di difesa e attacco degli organi corrispondenti alla teoria dei cinque elementi.

Quindi ad esempio la scimmia colpirà in basso proteggendosi i reni e attaccando i genitali/inguine dell’avversario, ma è solo un emblema: sono assolutamente utilizzati i colpi di picca alle zone alte del corpo!

Molto interessanti anche le cinque brevi daolu (forme) basate sull’imitazione dei cinque animali, direttamente in rapporto con i 5 sigilli imperiali: anche in questo caso una pratica accorta produrrà effetti sullo shen (spirito), la salute, la capacità combattiva del praticante.

Tutto è Uno, separazione significa impoverire l’insieme.

Peraltro va fatta una precisazione sull’uso dualistico delle categorie “interno/esterno”: waija, esterno, era utilizzato per indicare quel che era influenzato dalla cultura buddista indiana (la tradizione shaolin mitologicamente ricondotta a Bodidharma), mentre neija, interno, erano le arti autoctone di derivazione taoista.

Nel nostro contesto invece le due categorie hanno travalicato questo significato, e come al solito dato vita ad opposte tifoserie, e relativi venditori di gadgets, gagliardetti e medagliette sulle bancarelle del mercato esotico nonché preti, baba, santoni e guru.

Esterno è quindi diventato sinonimo di muscolare, duro, grossolano mentre interno sarebbe energetico, morbido, spirituale….

Azzerando il fatto che esistano forme del cosiddetto “esterno” che costituiscono un eccellente lavoro energetico che storicamente precedono molte altre forme del cosiddetto “interno”….e che esistano stili “interni” più duri dell’”esterno”…

Se prendiamo l’esempio della lotta tradizionale cinese “Shoubo” risulta calzante: chi lo pratica allena molto la forza, ma anche l’ascolto e la morbidezza. E’ allora interno o esterno?

E’ il caso anche delle forme zoomorfe legate ai cinque animali e gli Yijinjng Xi Sui Jing dell’ Hung Gar Quan.

E si potrebbe dire lo stesso di altre preziose forme tramandate nella nostra tradizione, come il caso della forma “Mo gun yin fa pei xing Tanglang”:

la “forma preparatoria al bastone da combattimento della mantide religiosa delle sette stelle del nord del nord”, troppo spesso semplicisticamente derubricata a “ginnastica col bastone”.

Non sono un gran estimatore di Confucio, ma penso sia bene in fatto di nomi (categorie) essere un po’ confuciani: nomi fuorvianti portano facilmente ad esiti pratici fuorvianti

Esecuzione: Davide Milazzo, shifu di scuola Libertao

Dunque non risulta opportuno un uso di queste categorie al fine di separazione, come se fosse separabile il piano dell’energia da quello della materia, lo spirito e la forma, grossolano e sottile.

Il primo passo, nello yoga indiano come nel kungfu e nel qigong cinese, è possedere il corpo!

In mancanza di un solido allenamento di qualità corporee concrete come forza, vigore, resistenza, il lavoro energetico rischia di essere un mentalismo intellettualistico senza fondamenta, che farà probabilmente crollare tutta la casa alla prima spinta, reale o metaforica.

Non importa se aggressione fisica, attacco di un patogeno, o qualsiasi circostanza storica tempestosa possa verificarsi: coltivare disgregazione significa coltivare impotenza.

Occorre liberarsi una volta per tutte dal dualismo che condanna ad essere corpi senza teste o teste senza corpi, e fare delle pratiche come il kungfu delle autentiche strade di liberazione.

Questa è la Via del guerriero, uomo o donna interiormente integro perché capace di riassorbire in una sola Unità quel che la vita ordinaria separa, rendendo le persone vittime di se stesse prima, e delle manipolazioni del potere e del sistema sociale poi.

La Libertà è la compagna inseparabile del guerriero, e il Coraggio suo amico del cuore.

In lui, o lei, arde la fiamma indomabile dello Spirito, che riposa in un corpo forte, la sua casa e tempio

sacro.

Ammorbidire lo spirito e le articolazioni, elasticizzare i muscoli, indurire gli arti

Davide Milazzo, Ai Wushi


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