
Quando parliamo di simboli in riferimento alla cultura classica Taoista cui facciamo riferimento, non è raro che una stessa immagine ricopra significati diversi, talora opposti. Questo non deve creare scompiglio: l’importante è che il simbolo faccia il suo lavoro (armonizzare significante e significato, dal greco symballo, unire, contrapposto a diaballo, diavolo, separare). Come dice il Maestro Georges Charles, “Il simbolo è per la mente quel che l’utensile è per la mano, un moltiplicatore di effetto!”
E’ il caso della Tigre. Se il discorso è riferito ai quattro orienti, abbiamo l’immagine della Tigre Bianca. Possente ma schiva e cauta, rappresenta un’energia legata all’Ovest, all’autunno, al metallo, lo shao yin (yin nascente). Dunque un’energia che si ritrae, esattamente come avviene in natura in questa stagione. E per analogia, all’interno del microcosmo uomo questa energia di interiorizzazione, di raccolta, potenzia l’energia difensiva (wai qi). La Tigre Bianca è l’emblema della protezione per antonomasia.
Ma qui ci interessa di più un’altro tipo di simbologia, legata stavolta all’immagine della tigre più comunemente diffusa.
In questo caso il discorso di riferimento non è più quello dei quattro orienti bensì le cinque energie, o elementi (movimenti sarebbe più corretto).
La tigre dunque come simbolo dell’Elemento Legno: la primavera, l’energia shao yang (yang nascente) che spinge, dopo il grande ritiro invernale, all’esteriorizzazione, al movimento, alla rigenerazione e al cambiamento. Per analogia, nel microcosmo uomo rappresenta la funzione del Fegato, che spinge il qi e il sangue a nutrire muscoli e tendini, a sostenere dunque il movimento e la forza fisica. Dal punto di vista psichico il fegato, sede dello Hun, rappresenta la nostra “potenza desiderante”, è l’organo che sostiene il guardare lontano, la capacità progettuale.
La Tigre dunque rappresenta dal punto di vista sottile la capacità di lottare per i propri desideri, con la giusta dose di aggressività. Quest’ultima è la sua emozione fisiologica e positiva, la cui etimologia ci riporta di nuovo ad una energia che si proietta all’esterno: ad-gredior, andare verso. Se questo non accade, facilmente il blocco porterà a sentimenti di rabbiosa frustrazione. Questa carica aggressiva permette alla nostra Tigre interiore di realizzarsi liberamente ed integralmente. E ci sarebbe qui da aprire un discorso molto franco che per ragione di spazio mi limito ad accennare. Nel mondo dei praticanti di arti marziali quanti si sentono di essere Tigri palestrando ego e muscoli e di buon grado accettano poi una vita da pecore, senza porsi il problema di affermare dignità e aspirazioni personali. Un “simbolo morto puzza come la carogna di un elefante morto” ci dicono i Classici. Una pecora vestita da tigre, ha più o meno lo stesso fetore. Per un guerrieroTigre, la prima qualità del suo spirito è il Coraggio.
Da parte mia, ciò non può non significare odiare le ingiustizie e prender parte alle vicende umane dalla parte dei più deboli, della solidarietà e della fratellanza. Del resto, il significato di Wu Shu è rappresentato da una mano che ferma l’alabarda, dunque abbiamo una nozione di intervento per fermare la violenza (o l’ingiustizia), quando possibile senza usare la forza. Strani personaggi che si atteggiano a poderosi gladiatori super esperti nello scontro fisico, che si aggirano anche al super mercato come se fosse imminente un duello all’ultimo sangue ma che non sanno niente di parole come diritti, o della funzione sociale delle Arti al fine di creare un’umanità migliore, rivelano un ego da tirannosauro, ma una personalità che della Tigre ha meno di niente. O al massimo tigri di carta.
Dal punto di vista marziale ecco tutte le caratteristiche associate alla Tigre:
La sua qualità concreta, derivante dalla funzione del fegato di nutrire muscoli e tendini di sangue e Qi, è la forza fisica. Quella caratteriale il coraggio.
La sua capacità di attenzione si esprime nello sguardo, come ben sanno i miei allievi che richiamo sempre sul punto. Il suo modo di usare la mano (Shou Fa) è legata alla presa, atteggiata ad artiglio. Il suo gesto tipico è il tirare e spingere per squilibrare e proiettare, in questo senso si può affermare che la lotta tradizionale cinese (Shoubo) sia ben rappresentabile da questo animale. Ma anche lo stile Hung Gar, nel quale la Tigre è ben presente, predilige questo tipo di presa per afferrare, graffiare, premere punti vitali.
La posizione è gun bo (“arco e freccia”) che sintetizza molto bene l’atteggiamento della spinta in avanti, la pulsione idealista della tigre e dell’elemento Legno, la tendenza a prendere di petto le situazioni, che nel caso del combattimento significa propensione all’attacco frontale senza tanti complimenti.
L’arma naturale è l’alabarda, perché richiede vigore nel maneggiarla. Il suo calcio ed il suo pugno hanno entrambe una direzione verso l’interno (calcio circolare e gancio), proprio perché parliamo di un’energia che stringe, chiude la distanza, come un felino che ghermisce la preda. Ma come direbbe il Maestro Georges, anche un abbraccio fraterno o…un solenne baciamano esprime l’energia baldanzosa, espansiva, passionale e nobile della Tigre!
Maestro Davide Milazzo, Scuola Libertao
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